
«Il contadino che a Roccapalumba sale sul treno che va ad Agrigento, per tre volte, a tre persone diverse, domanda se il treno va ad Agrigento; e per tre volte ottiene la stessa risposta: "Almeno…". La terza volta la risposta viene addirittura da un ferroviere: e allora il contadino si rassegna al dubbio. Nessuno è certo che il treno vada ad Agrigento: pare che ci vada, così è scritto, così credono i viaggiatori e coloro che lo muovono; ma può anche finire a Trapani, a Messina, all’inferno.»
L. Sciascia; Nero su nero
TRAPANI12Luglio2023. Mentre il governo rimette sul tavolo il progetto del Ponte sullo Stretto come occasione di sviluppo del Sud e incremento del turismo emergono tutte le incertezze del piano di rammodernamento delle ferrovie in Sicilia. I lavori che si stanno realizzando lungo la linea Palermo – Catania - Messina aumenteranno la velocità, ma non la renderanno “Alta velocità”, una definizione che segue parametri precisi: negli anni Settanta il valore minimo era di 200 km/h, dal 2008 l’ Unione Europea lo ha innalzato a 250 km/h: sotto questi numeri non è Alta velocità.
E se non lo è non dipende dai treni, ma dalle infrastrutture sulle quali viaggiano, che devono rispettare rigidi requisiti. Il quadro dei collegamenti ferroviari in Sicilia, quando si concluderanno i lavori in corso, prevede un picco di velocità di 200 km/h per le nuove linee ma ampi tratti saranno percorribili solamente sotto i 160 Km/h, mentre per le linee a binario unico si prevede una media tra i 90 e i 120 Km/h. Ad oggi esiste ancora un ampio tratto – quasi 90 chilometri – a binario unico, in un tragitto chiave tra Messina e Palermo, come a binario unico è ancora tutta la rete che collega l'entroterra siculo al resto dell'isola, tra cui le più arretrate sono le provincie di Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Oltre al tema della velocità c'è anche il tema dei servizi legati alle stazioni. In queste stazioni mancano spesso aree di ristoro, sale d'attesa climatizzate, i servizi igienici sono spesso inagibili o chiusi e, cosa ancora più grave, hanno pochissimi collegamenti con la città o non ne hanno completamente. Un esempio emblematico è la stazione di Enna, distante 5 chilometri dalla città ma senza alcun collegamento, bisogna andare a piedi.

400KM - 13h. Volendo rendermi conto di quale fosse realmente lo stato delle ferrovie siciliane ho fatto un viaggio in treno scegliendo di percorrere la tratta più lunga, circa 400 chilometri: ho impiegato poco meno di 13 ore per andare da Trapani a Siracusa (approssima-tivamente una media di 30Km/h).
Si parte la mattina alle 09.30 e si arriva alle 22.10 della sera (nello stesso tempo da Napoli si può arrivare a Parigi con l'alta velocità). La linea Trapani – Palermo è chiusa da anni per uno smottamento, per cui bisogna fare il giro da Castelvetrano. Ci sono 4 coincidenze da prendere e le tratte che vanno da Piraineto a Palermo e da Dittaino a Catania bisogna farle con un autobus sostitutivo in quanto queste linee sono a scartamento ridotto e non supportano i nuovi convogli ferroviari. Anche le autostrade siciliane non sono messe bene, sono diversi i tratti interessati da crolli ed interruzioni, si marcia spesso ad una corsia e delle volte bisogna perfino proseguire sulle statali. La tratta Catania – Siracusa poi è servita da una vecchia automotrice degli anni '50, la FS ALn 668, conosciuta come “littorina”, senza aria condizionata né servizi igienici. A tutto questo si sommano i disagi di stazioni “fantasma” come quelle di Piraineto, Villarosa, Enna, Dittaino, dove manca tutto, servizi e collegamenti, c'è solo l'infinito deserto della campagna siciliana.